Intervista

Mario Martinelli Chief Information Officer SISAL

 

 

 

Come proteggere i dati e le infrastrutture IT grazie alle soluzioni di CYBER SECURITY?

E’ difficile non allarmarsi quando si legge che il business legato al dark web, se fosse un paese, avrebbe il 13° PIL al mondo, che i danni generati ammonteranno nel 2021 a oltre 6 trilioni di dollari, che il 60% delle frodi passa oggi da dispositivi mobili.

Questi sono i motivi per cui le aziende non possono non avere la Cyber Security come una delle priorità “top” e non possono delegare solo alla funzione ICT la gestione della sicurezza cyber. La consapevolezza dei rischi e della necessità di porre in essere contromisure adeguate deve partire dal top management ed estendersi a tutta l’azienda, attraverso azioni di diffusione della conoscenza, di adeguamento dei comportamenti e di protezione degli strumenti informatici.

Se questo per le aziende più avanzate è già da anni un mantra, l’esplosione della pandemia legata al COVID ci ha aperto nuovi campi di battaglia che non avremmo mai pensato di dover affrontare con questa urgenza.

Lo smart-working è diventato “l’unica modalità di lavoro” e ci siamo ritrovati a doverlo gestire in modo massivo nel giro di pochi giorni.

Ma gli strumenti che utilizziamo nel lavoro da casa sono davvero sicuri? Le nostre informazioni sensibili sono davvero protette?

Se prima la posta elettronica in cloud, i documenti riservati in condivisione su cloud pubblici, i documenti sui nostri dispositivi mobili erano una forte preoccupazione che limitava molte aziende nell’adottare questo tipo di soluzioni, oggi ci troviamo a gestire su piattaforme “open” di collaboration, “free” ed in cloud (vedi Teams, Zoom, Skype, etc.), le nostre riunioni più strategiche, a condividere i piani industriali, a prendere le decisioni vitali per aziende private e pubbliche, governi e parlamenti. E questo bagaglio immenso di informazioni sensibili viaggia attorno al globo, per DataCenter sparsi ovunque, senza alcun controllo possibile da parte nostra.

Ecco come la pandemia da una parte ci ha fatto alzare le barriere di difesa personale, ma ci ha costretti ad abbassare la guardia e le certezze legate alla difesa delle nostre informazioni. Ma anche questo dovrà ritornare presto tra le nostre priorità.

 

Come snellire i processi IT grazie al Cloud Computing?

Oggi possiamo dire, dopo anni di evoluzione, che il Cloud Computing ha davvero rivoluzionato il nostro modo di fare IT. L’ampiezza dell’offerta, la maturità delle soluzioni attivabili in pochi minuti, gli abilitatori tecnologici che si trovano già pronti sulle principali piattaforme ci permetto velocità di sperimentazione e possibilità di implementazione di architetture complesse che fino a pochi anni fa erano impensabili.

Il time to market delle soluzioni ha avuto una drastica riduzione a beneficio del Business e della capacità delle funzioni IT di garantire risposte tempestive ed in numero superiore a quanto era possibile prima. E se questo tipo di abilitatori risulta fondamentale per le start up alle prese con nuovi modelli di business digitali, oggi lo è diventato anche per le aziende più mature impegnate nella digital transformation o nell’affrontare evoluzioni tecnologiche di piattaforme legacy obsolete.

Ulteriore vantaggio del cloud è la possibilità di aumentare rapidamente l’efficienza dei processi IT che tipicamente maggiormente rallentano il deploy delle soluzioni. Il classico “contrasto” tra le Factory SW e le Operations nella fase critica di “messa in produzione” delle soluzione e preparazione degli ambienti, viene oggi superato in modo straordinariamente efficace dalle metodologie e tecnologie DevOps. Davvero i rilasci “a caldo” in produzione ogni 10 minuti degli OTT non sono più un sogno così lontano.

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