Intervista

Gabriele Obino Vice President Southern Europe & Middle East DENODO

 

 

 

I CIO chiedono affidabilità e apertura al multicloud, ma anche maggiore capacità di memorizzazione, scalabilità e flessibilità di accesso ai dati. Quale dovrebbe essere il percorso da seguire all’interno dell’azienda?

La regola aurea dovrebbe essere che la facilità e l’agilità nell’accesso e nel consumo dei dati non devono dipendere dalla loro quantità, eterogeneità e distribuzione nella rete. Disponibilità, consapevolezza e controllo saranno sempre più le tre condizioni necessarie per qualsiasi Data Strategy che persegua una reale e non teorica democrazia dei dati.

Vediamo come le aziende creino un volume sempre maggiore di dati all’interno del proprio patrimonio informativo aziendale con il fine di generare servizi potenzialmente di maggior valore. Bisogna però guardarsi dall’ effetto cantina”, dove la quantità crescente dei dati, nel volume, nel formato e nella velocità con i quali si rendono disponibili, si traduce in un aumento dell’entropia, rendendo difficile trovare e utilizzare i dati per fornire tali servizi. Avere più dati significa avere più carburante per l’innovazione, a patto che tale carburante sia stoccato in sicurezza e che sia facile rifornirsene.

 

Quindi se “i dati sono ovunque”, allora che cosa fa la differenza?

La consapevolezza della loro esistenza, del loro significato, la loro effettiva raggiungibilità. Dobbiamo comprendere, semmai ce ne fosse bisogno, che la mera esistenza di un dato non è, ahimè, condizione sufficiente affinché questo sia noto e usabile, né possiamo dare per scontato che ne sia chiaro il significato, per cui è fondamentale avere un unico punto di accesso, facile da consultare, dove non solo si possa sapere ciò che i dati rappresentano, ma ne sia possibile la loro “combinazione”, in modo che ciascun Data Consumer possa assemblare i dati disponibili per costruire ciò di cui ha bisogno, perché il valore non è una proprietà strutturale dei dati, ma dipende da come questi sono usati e l’uso è sempre “qui e adesso”.

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